giovedì 25 maggio 2023

LA DIMORA



  









Meditazione sul Sal. 84

“Beato chi abita nella tua casa
senza fine, canta le tue lodi…”

C'è solitudine in questo luogo, tra alberi e orizzonti. Qui dove mi trovo adesso.
C'è pace, e “ascolto” nella natura di Dio. Lo stesso “silenzio” da cui scaturisce il Verbo e tutta la Scrittura di conseguenza.
Quando il Maestro sale in montagna con nella mente e nel cuore quei salmi nei quali naturalmente “abita” e che in Lui sono abitati, non fa che incontrare il Padre e nel Padre Sé stesso.
Naturalmente, ogni albero, pur scosso dal vento, “abita” quella stessa terra da cui scaturisce già da quando non era altro che un minuscolo seme.
Ma io, Signore… Dove abito io?...
Da cosa, da chi, da quali pensieri, da quali ideologie o idolatrie “mi lascio abitare”, o peggio, talora mi lascio ridurre in frammenti multidimensionali di me stesso? E poi… Cercando… Cosa?
Come potrebbe un albero sopravvivere al tumulto degli elementi se potesse e volesse allontanarsi da quella terra, da quel fertile “humus” che ne assicura il nutrimento?
Così Gesù sale in montagna. Ed è “fame”, “sete” quotidiana del Padre in quel suo ritrovarsi, incontrando Sé stesso, in quel “vuoto di Sé” da cui scaturisce ogni cosa creata.
Perfino le ultimissime scoperte della fisica sono arrivate alla conclusione che proprio il vuoto è fonte di una energia misurabile ma ancora misteriosa per la fisica di oggi. Perfino la scienza “profana” si accorge di ciò!...
E io?... Quante volte faccio come il Maestro? Quante volte mi svuoto di me, per “essere”? Quanto abito quel vuoto e quanto invece prediligo abitare la pienezza del giorno che mi divide separandomi da Lui e da me stesso?
“Ritornate figli dell'uomo”, recita il Salmo 90.  E ancora: “…agitarsi è fatica e delusione (…) Insegnaci a contare i nostri giorni”. E nel Vangelo:” … voglio seguirti, Signore, dove abiti?”.  “Il Figlio dell'Uomo - è la risposta di Gesù - non ha dove posare il capo”.
Disse un giorno San Giovanni Paolo II a don Giussani: “Voi siete senza patria perché voi siete inassimilabili a questa società”. E Don Giussani giustamente commentò: “Prendere coscienza della natura del cristianesimo significa comprendere che il problema fondamentale non è il ‘che fare’, non è la nostra ‘analisi della realtà’, il nostro ‘punto di vista sugli eventi’, ispirato ai valori cristiani, ma la conoscenza di Cristo”.
Se Gesù oggi mi fa riflettere sul senso del mio “abitare”, mi ricorda che io sono ciò di cui mi nutro, proprio come l'albero cui accennavo prima.
In questo silenzio, in questo, ritrovare “Egli in me” è dunque quella “casa” dove abitare, e da sordo, come l'albero ad ogni dissipazione del vento, anche quando esso sembri solo accarezzare, come lieve e piacevole brezza.
“Ma tu - dice adesso al mio cuore - lascia tutto, e seguimi!”.
Grande Pace adesso, mentre seguo il sentiero tra gli alberi perché sento profonda la Verità che in ogni luogo Egli mi contiene. Ecco dove “abito”, ecco davanti a me la “casa” …
Scorgo adesso una lumaca sul sentiero, come un segno, o un proposito quasi e una risposta: “Porta sempre con te questa casa ritrovata, vivi la tua vita ove sei, ove Lui ti pone, attraversa in pace il bosco delle tue contraddizioni e di quelle voci che, come fronde, si agitano intorno a te… Attraversa, ma senza lasciartene turbare, sempre come “assente” alla “Presenza”, proprio come questa lumaca, sicura nella sua dimora, così che di te non s’accorge nemmeno. Ferma testimonianza per chi sa ancora “vedere”. Mentre “passa anche la scena di questo mondo”.

Renato Pernice - Deserto TOV 25.05.2023

(presso Monastero Benedettino "Dusmet" - Nicolosi - CT)

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