giovedì 20 novembre 2014

CENTRO DI GRAVITA'




















La fede, come ben dice padre Ignacio Larrañaga, è un incontro tra arte e Grazia: l'arte di pregare e la Sua Grazia. Un abbraccio. Perché Dio è AMORE.
Pregare non è solo chiedere ma sopratutto mettersi in ascolto. Lui è come un'immensa "forza di gravità spirituale" ma occorre raggiungere il "wormhole", sentirsene "magnetizzati", "sintonizzarsi".
A questo serve la preghiera. Più si "accelera" e più si svela Dio. Purtroppo sono tanti gli "idoli" delle nostre giornate che ci trattengono con le loro relative "gravità". Uno è il più grave: l'Ego, che presume di essere l'unico artefice (ad esempio della guarigione). Questa è l'origine di ogni sofferenza (nella Bibbia "peccato originale").
Pregare è una vera e propria "rivoluzione copernicana", accendere i motori della navicella e, contro ogni comodo adagiarsi sul divano delle proprie impotenze, sfidare la pressione di mille "atmosfere", andando come bastian contrari contro se stessi perché lui è l'infinitamente "altro", visibile solo con gli occhi della fede. Così la scienza umana ha la certezza matematica e teorica di altre dimensioni che nessuno ha mai visto.
Scrive Sant'Agostino: "Le immagini attraverso cui si muoveva la mia mente, erano le medesime per cui si muovono abitualmente i miei occhi; e non vedevo come questa stessa tensione interiore, con cui formavo proprio quelle immagini, era cosa diversa da esse, eppure non le avrebbe formate, se non fosse stata qualcosa di grande"... (Le Confessioni - libro VII - 1.2).

Renato Pernice (20.11.2014)

domenica 12 ottobre 2014

SPECCHIANDOMI IN TE...



Signore Gesù,
so che la mia preghiera
è ancora insufficiente:
debole fiammella
che vacilla e si spegne
al soffio degli eventi…
E quanto è importante invece
stare e ascoltare
per essere Te.

Potrò amarti
solo specchiandomi in Te
e nel mio me stesso
accogliendo il riflesso
di tanti miei fratelli
e il loro cuore che batte e che arde
è il mio stesso cuore
che desidera Te.

Dammi ti prego
la grazia dell’umiltà
perché nulla offuschi
il silenzioso coraggio dell’abbandono
l’inestinguibile Luce
che dal profondo dell’io più profondo
mi assimila a Te:

amore, speranza, caritatevole
ansia di soccorso,
mani tese che abbracciano
per incontrare Te
Padre buono, che ogni cosa
sostieni e abbracci
in ogni istante
con infinito Amore…

Renato Pernice (guida Formatore)
presso Monastero Benedettino Dusmet (Nicolosi - Ct)
Scuola Preparazione Guide Tov - 12 ottobre 2014

sabato 5 luglio 2014

NON ESILIATO MA PELLEGRINO...


Meditazione sul Salmo 104, 16 (...si saziano gli alberi del Signore...")

Una natura intorno in cui ogni essere vivente comunica questa "sazietà" in pace e armonia. Che cos'è questa armonia? Da cosa trae la sua origine? Dall'affondare le proprie radici nell'unico "nutrimento": l'Amore, Dio stesso.
La "sete" che sento di Lui è distanza artificiale la cui presunta necessità deterministica è vero inganno e mio tormento.
Come Lui stesso ha detto, "io sono dove si trova il mio cuore", e ciò che avremo al termine della vita non sarà che appagamento della "sete" di "questo" cuore.
Mia salvezza è aver "sete" di Lui e in questa sete è anche il compimento di ogni "sazietà".
Così è sazio di Lui l'albero in cui contemplo il Suo Mistero. Ha nutrimento nelle radici che "bevono" l'umida terra nel profondo. Le foglie al vento emanano gratitudine e anche il vento ha una sua ragion d'essere come "carezza" che allieta, "respiro" del Padre.
Il bello è "esserci", riposare in questo "fluido universale" (la Natura) di "presenze innamorate", ove la solitudine non esisterebbe se non che nella falsa necessità di un "dover" andare a casa.
Non ci sarebbe nulla di male: "anche gli uccelli hanno i loro nidi e gli animali le tane dove rifugiarsi".
Ma il mio scontento e la mia ambiguità sono riposte nel mio "essere" nella mia essenza deposta nel Figlio dell'uomo: Lui infatti "non ha" dove posare il capo
Il paradosso sta proprio in questo “sentirsi in esilio" proprio perché tu invece "hai" dove posare il capo e, in ragione di questa nuda consapevolezza, che promana dalla fede stessa, ciò che ad altri infonde conforto è per me ragione di disagio e insicurezza.
Concepito per essere "figlio", innestato nell'Unità trinitaria (così come l'albero è innestato, attraverso il terreno, nel "continuum" universale) e invece "diviso" tra mille necessità assolutamente non necessarie (talune del tutto inutili in verità...), costretto a rincorrere il "prossimo" (volto di Cristo), che scompare e ricompare in mezzo a una folla di "personaggi in cerca d'autore". Tale è la natura mia e dell'uomo...
Benedetti siano dunque questi momenti di "ascolto" e consapevolezza!... Attraverso i quali la natura mi ammaestra con il suo "silenzioso equilibrio" e nel volto dell'altro scopro finalmente un fratello anzi... "il” Fratello e conosco come Amore il nome di Dio e più nulla è ostile o "diviso", perché tutto è Pace.
Non esiliato dunque, ma "pellegrino", con un cuore colmo di speranza mentre raccolgo anch'io la "carezza del vento"...

Renato
Deserto - in "Scuola Formazione Guide TOV"
presso Monastero Benedettino "Dusmet" - Nicolosi (Ct)
05 luglio 2014


mercoledì 28 maggio 2014

PREGARE E' SAPERE...


La preghiera è gioia, croce o consolazione? Direi che sopratutto è "dono"; quasi un bisogno innato di offrire o condividere il meglio di quanto un essere umano possa offrire: intelligenza e volontà cosciente. In una parola, "consapevolezza" della Sua Presenza. Le caramelle o il mutevole trascorrere di cangianti emozioni sono per i bambini ma la preghiera è "Vita" al più alto livello evolutivo.
Posso scegliere ogni giorno tra la Vita e la Morte e solo in ragione di questo conflitto interiore la preghiera si fa sofferenza: tanto l'uomo di oggi è lontano da Dio!...
Ma se guardo alla vita non ho che una scelta: accogliere, "stare" alla Presenza...
Quanto basta per "essere" (in Spirito e Verità).


Renato Pernice - 28 maggio 2014