lunedì 31 luglio 2023

L'ALBERO DELLA VITA













Meditazione sul Sal. 107, 4-7

“Alcuni vagavano nel deserto su strade perdute, senza trovare una città in cui abitare, erano affamati e assetati, veniva meno la loro vita. Nell'angustia gridarono al Signore ed egli liberò dalle loro angosce, li guidò per una strada sicura, perché arrivassero verso una città in cui abitare”.

Non so come potrei dirlo diversamente. Appena giunto in Monastero, il silenzio di Dio mi ha avvolto subito in quell'abbraccio che cercavo da giorni, ma che nel frastuono del mondo non riuscivo neppure a percepire se non che intuire con sforzo di fede e stentata, accaldata recitazione quotidiana di preghiere dette volenterosamente, sostenute appena da una tiepida speranza. Invece, ecco qui il silenzio vero, tutt'altra cosa di ciò di cui si parla. Praticamente il silenzio stesso di Gesù, come dice Padre Ignacio, “popolato di Presenza”.
La prima cosa che ho visto arrivando… un albero possente, saldamente radicato nel terreno, così stabile quanto imperturbato e imperturbabile. Insomma, niente a che vedere con tutti quei poveri alberi cittadini sradicati facilmente in questi giorni dal vento del Nord Italia. Mi parla delle sue radici profonde, mi interpella sulla profondità della mia fede.
Come non arrossire, visto che il Padre stesso è in quell'albero e anche qui fuori dall'albero….
Gesù sotto le stelle equivale a questo meraviglioso dono. Cessa ogni parola davanti alla intesa profonda del reciproco ascolto. In questo silenzio, la preghiera si fa perfetta, tacita condivisione di sguardi, ove anche sarebbe dolce finire. “Tu sei con me”. Che altro?
A volte passo delle ore per concentrarmi nella preghiera, le provo tutte: la lettura della Parola per trovare qualche spunto, l'osservazione della natura, inginocchiarmi davanti al Santissimo, recitare dei Salmi… e così via. Certo, Sant'Agostino dice giustamente che cercare è già pregare. Ma mi capita di avvertire spesso qualcosa che manca.
Oggi sono salito di fretta, sospinto da una “sete” di Lui che mi tormenta da giorni, ma trattenuto finora dal peso di una pigra accidia, alimentata dallo scirocco, dal torpore, forse anche dalla stanchezza degli anni. Ecco il segreto dell'albero!... La sete che spinge le radici, così anche il Padre sazia oggi la mia sete. “Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi!”. Proprio così. Egli non aspetta altro che questa mia “sete”. Purché solo trovi la forza di alzarmi e venire da Lui, già pronto all'abbraccio. Ma cosa esattamente mi rende affaticato, oppure oppresso? Da cosa dipende quel “tedio di vivere”, quella noia, quella nausea esistenziale o quella “insostenibile leggerezza dell'essere” su cui si soffermano a lungo pontificando, ma incapaci, a conti fatti, di cogliere il punto,  le zucche di tanti filosofi barbuti?...
Che cosa berremo, che cosa mangeremo? Come puoi darmi acqua da bere? Che cos'è la Verità? Io ho un matrimonio, io devo andare a seppellire mio padre, io giovane ricco, preferisco diventare triste piuttosto che lasciare i miei beni, io devo completare il granaio, così poi mi godo la pensione. Ecco… accecato anche io dalla banalità del quotidiano, non trovo più “buona terra” sotto l'asfalto delle città. Facile dunque essere sradicato anche da una semplice brezza sottile….
Che è venuto invece a fare Gesù? “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”. Si è fatto come noi per farmi come Lui. Ogni sua Parola dunque è perché io comprenda che non è affatto importante sapere cosa berrò o mangerò (e via dicendo…), che l'acqua da bere è il pozzo dell'infinita Sapienza divina, che non ho nulla da difendere, che serva solo ad alimentare la mia tristezza, che non ha senso perdere troppo tempo a costruire granai o seppellire i morti, e che la Verità è lì, ben “oltre” queste banalità di vita quotidiana, avvolta nel Mistero di una Resurrezione che attende anche me.
Certo che sono “in” questo mondo, ma chi cerca di convincermi che sono “di” questo mondo, di sicuro è quello entrato nel “recinto delle pecore” dalla porta sbagliata. Allo stesso modo in cui è davvero fuorviante il soffermarsi sui beni di “questa” vita quando Dio stesso è sceso a dirci che non è affatto questa la Vita vera che ci aspetta. Lui mi ha amato, e mi ha dimostrato il Suo Amore soprattutto cercando, con ogni sua Parola, con la sua morte e la sua Risurrezione, di elevare a Lui il mio cuore, come quello della samaritana, perché non restasse impigliato nella ricerca di pozzi in questo mondo o di altre spiritualità incapaci di saziare una volta per tutte la mia sete.
Così ogni Parola di Dio arriva come una spada fino al midollo di ogni esistenza. Non cerca compromessi dietro cui nascondersi. Sì oppure No. E il resto? Non serve. Amare non è “accontentare”, ma cercare con le mie piccole, povere forze, di “fare” anche io, nel mio piccolo, quello che ha fatto il Maestro che tanti ne scontentò (che si aspettavano da Lui solo carezze, piuttosto che serie lezioni di vita), fino addirittura a farsi crocifiggere: “Volete andarvene anche voi?” … Domanda perentoria che non ammette repliche, tacito rimprovero che, come il bastone di Mosè, traccia la direzione del gregge, pur sapendo che lungo il difficile e stretto sentiero del testimone, non tutte le pecore avranno il coraggio di avventurarsi.
Nella preghiera fidente e nell’ascolto commosso del Suo Cuore è la Via silenziosa di questa ascesa. “Il cristiano di domani sarà un mistico, cioè uno che ha sperimentato qualche cosa, oppure non sarà nulla” (K. Rahner). Non servono molte Parole. Per “essere” basta qualche parabola ma “densa” che arrivi al cuore. Dovrò dunque imparare a tacere e privilegiare anche io il silenzio e l'ascolto al rumoroso assedio della folla. E conferire soprattutto ad ogni Parola quel senso profondo che serva a illuminare la mia vita e quella altrui, perché insieme possiamo elevarci alla Sua Verità.
Ecco l'Amore di Gesù e la vera natura del “servizio” ai fratelli. Ecco, per esempio, la gioia di donare un “Laboratorio di Preghiera e Vita”, per uscire finalmente dalle angustie di “questo” mondo destinato a finire e aprire alla vera libertà, le sbarre della mia come dell'altrui prigione. 

Renato Pernice - Deserto TOV 28.07.2023

(presso Monastero Benedettino "Dusmet" - Nicolosi - CT)