PADRE!...
Meditazione su Mt. 6,7-15
"…Non siate dunque come loro (…) se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe…"
Che cos’è quel “non fare come i pagani?”. C’è nel Vangelo di oggi una chiarezza, una profondità e una semplicità che sgomenterebbe se non sapessi che quella Parola non è umana. Egli non mi invita a recitare il Padre Nostro come fosse un “mantra” per rassicurarmi o peggio per rendermi incosciente, ma guida la mia attenzione su due atteggiamenti del cuore: “Padre” e… “perdono”. In fondo, quel “Padre Nostro”, più che una preghiera sembra piuttosto “spiegare” il senso del pregare stesso. Ripetersi la spiegazione certo aiuta ma non è come “ascoltare” in me stesso la commovente intuizione di un tangibile incontro spirituale che investe di lacrime l’anima. Sarebbe come recarsi a un recital di poesie e invece di “sentire” i versi dilatare il cuore ne percepissimo appena l’eco nella spiegazione. Sarebbe come “sentir parlare” della vera Vita, sognarla per un attimo ma non viverla affatto, dimenticandocene subito dopo, quando si esce dalle provvisorie luci della sala per rientrare nel buio di noi stessi. Non servono le parole nella preghiera e neppure il “silenzio assente” (ultima insidia orientale dell’ego) quanto piuttosto un atto di “fiducia incondizionata”, un affidamento totale (o se si preferisce… un “salto nel vuoto”) ove la mia giornata si svolge non secondo le mie aspettative ma secondo tutto ciò che Egli permette possa capitarmi. Si tratta di “attraversare” fin dal mattino, gli avvenimenti del giorno (suo dono per me) con l’occhio commosso di un bimbo che si muove (viene portato…) in braccio a sua madre e in ogni inevitabile scelta lasciare che sia la bussola della Fede (la stessa divina “connessione”) a orientare ogni decisione. Non occorre niente altro che questa “corrente” permanente e silenziosa (ma “sonora”, al pari di un’onda che sostanzia il mio “essere”…) di “intesa”: la preghiera perfetta (come tra innamorati in “ascolto” perenne l’uno dell’altro malgrado i silenzi e le distanze) per cui non occorre sprecare alcuna parola né affannarsi dietro complicati devozionismi per rassicurare un cuore che, se già non “riposa” nel Padre, difficilmente troverebbe la sua pace in questo obbedire faticoso a… “se stesso”. E poi c’è il perdono. Conseguenza di chi trovando autentico “riposo” in Lui e dalla Sua Misericordia traendo ogni sicurezza, non può che lasciar cadere in sé ogni odio e rancore (inferno, già qui su questa Terra, cui si auto-condanna “di fatto” chi non vuol perdonare per peccato d’orgoglio), giacché nulla (alcuna tentazione…) potrebbe insidiare un’anima del tutto assorta in quel… “Padre!”, nulla entrare in un cuore già colmo di infinito. Egli nel silenzio già mi ricompensa… liberandomi da me stesso, facendo di me “dono” per gli altri. Pace. Dono perfetto e perfetto superamento interiore.
Renato Pernice - 20 giugno 2019
