LIBERAZIONE INTERIORE

Oggi il Signore suggerisce al mio cuore tre parole: “pazienza”, “accoglienza”, “abbandono”. Posso considerarle “alla giusta distanza” e intravvederne il senso profondo, ciò che veramente conta: distacco emotivo dalle innumerevoli “voci” che distraggono il cammino spirituale, tuffandomi talora in angosce e perplessità.
In fondo Egli mi ha sempre parlato con la stessa Voce dandomi lo stesso suggerimento che da giovane equivocavo per malinteso.
Ora posso però vedere più chiaro: non è infatti la mia giovanile arroganza narcisistica ed intellettuale a motivare questo nuovo “distacco” ma è il Padre stesso che mi prende per mano e, con tanta umiltà, indica ai miei passi la “Via dell’Agnello”.
Il Suo distacco dal mondo non suppone indifferenza e d’altra parte neppure superiorità come di chi guarda dall’alto gli umani affanni e li deride. Si tratta qui piuttosto di paziente “de-cisione”, fondata su una Fede così incrollabile da non lasciarsi trascinare mai da nulla di emotivamente umano o dai mutevoli eventi della Storia capaci perfino, per “libero arbitrio” di ostacolare i miracoli.
Pianse per Lazzaro ma lo salvò per la Gloria del Padre, non per se stesso.
Parlò ai potenti del suo tempo ma non per correggerne la politica… “Date a Cesare quel che è di Cesare” - disse - ma di Pilato cercò fino all’ultimo di salvare l’anima, così cara a se stesso e al Padre.
Oggi la “commedia umana” continua per il suo verso e perfino stragi ad alluvioni non sono che un impercettibile “soffio d’eterno” sul minuscolo terzo pianeta che orbita attorno ad una misconosciuta nana gialla ai margini dell’Universo.
E il Suo Corpo?… “Che si compia la Sua Volontà”, a Gloria del Padre!…
E quelli intorno?… Guardavano attoniti la notte repentinamente scesa sulla Terra e i morti e il velo del tempio… Attoniti perché non sapevano che tutta quella angoscia era solo la conseguenza del non saper distinguere tra la Verità dell’Uomo e l’apparenza di una scena virtuale che passa…
Davvero, e ben oltre ogni misura, non avevano nemmeno la più pallida idea di che cosa in realtà stesse accadendo o essi stessi stessero facendo pensando di fare qualcosa.
Io però non sono “più” di loro. Anzi, basta che perda “l’attimo benedetto” di questo “silenzio interiore” (unica cosa “vera” nel cosmo immaginario dei film che mi giro), basta che mi smarrisca inseguendo una falsa percezione di me o dell’altro ed ecco… Scomparso il mio sole e di nuovo quella indomabile tempesta interiore…
Troppo repentini per me i “passaggi” dai detestati quanto inevitabili clamori mondani all’agognato “deserto” e spesso il fastidioso permanere di quell’eco caparbia che ostacola il sereno discernimento: basta ancora davvero troppo poco perché l’angoscia ritorni…
Ma Egli non si stanca di cercare e sempre mi trova purchè solo incontri la Sua Voce appena un’alito della mia impercettibile preghiera.
Ancora lunga la via della pazienza e dell’ascolto. Comprendo però con chiarezza che per “riconnettermi” più intensamente con Lui non c’è altra via.
Ho bisogno dunque di più lunghi periodi di isolamento: di “ascoltarLo nel mio cuore” (come recita un bellissimo canto), “faccia a Faccia in silenzio” per attraversare anche io il mio tempo con quella fidente e quieta benignità cui nulla importa davvero, se non stringere più forte la Sua Mano.
Renato Pernice, 7 ottobre 2017