sabato 16 settembre 2017

SOLO IN DIO L'AMORE FRATERNO


Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me (Mt 10,37)

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati (Gv 15,12)

L’Amore viene da Dio non dai fratelli. L’amore fraterno e solo umano che non è fondato su Dio spesso viene distrutto dalla fluidità degli eventi (non a caso Gesù stesso alle “nozze di Cana” stabilisce il fondamento del matrimonio e di ogni rapporto umano tramutando l’acqua in vino). Basta guardarsi oggi intorno. Il fratello è molto, troppo spesso distrazione o tormento per il fratello.

Gesù viene a glorificare il Padre (che è Amore) non a farsi trascinare come una canna dal vento emozionale o dalle tempeste solari e magnetiche che ci attraversano.

Le due Parole non sono in contraddizione come potrebbe sembrare superficialmente ma si integrano in quel “come” che non va scambiato con l’Opera pur meritevole per tanti versi delle ambulanze della Misericordia, né col sorriso ebete e perenne quanto ipocritamente assente stampato sui volti “umani” quanto piuttosto interpretato secondo la vera e unica missione di Gesù: esaltare l’Amore del Padre e il Padre stesso come Amore.

Egli ci ha amati per Amore del Padre (Si compia! Sia fatta la Tua Volontà…). Senza questo Amore il suo lato umano non avrebbe retto (“perché mi hai abbandonato?”).

Se avesse amato l’uomo più del Padre… Allora… Poveri noi!… Ce ne accorgiamo ogni volta che qualcuno ci porta fuori strada senza che noi gli diciamo chiaro e tondo: “Mi sei di ostacolo, vattene Satana!”.

Ecco la differenza. Noi ci lasciamo trascinare di qui e di là per totale incomprensione di quel “come” immaginando che il vero amore sia accogliere il fratello nella sua interezza e per virtù della psichiatria e contorsioni dialettiche il cui unico risultato è disorientare noi stessi fino al punto di comprendere così bene l’errore del fratello da farci noi stessi peccato. Sì veramente ci inchiodiamo da soli con la segreta presunzione (la stessa dei flagellanti medievali che pur deprechiamo…) di essere noi il Cristo.

Non è dunque mai dal fratello che viene la salvezza nè dal mio sorriso che si fa complice per buona pace sognando che sia Pace (con la P maiuscola) ma solo dalla Preghiera che mi consente di guardare a Gesù senza un attimo di interruzione così come Gesù guardava al Padre e a glorificarLo per mezzo dei fratelli cui prima di tutto insegnava giustificandoli e curandoli solo in ragione della loro fede (cioè della sintonia con Se Stesso e il Padre - ecco ancora quel “come”…).

Questo, e cioè insegnare sono chiamato a fare anche io in un mondo che ha smarrito bussola e buonsenso perché ha confuso Lui con una solidale e del tutto umana complicità.

Solo così potrò essere anche io Misericordia e magari azzardarmi a guidare qualche ambulanza senza smarrirmi per le contorte vie di una città caratterizzata purtroppo da dura, durissima, implacabile cervice fraterna.

Renato Pernice - 16 settembre 2017