lunedì 11 dicembre 2017

VEDENDO LA LORO FEDE...




Fede: prerequisito di ogni intervento divino, “conditio sine qua non”. Ne deriva un prezioso suggerimento: adoprarsi sempre, mettendo nel campo della caritatevole evangelizzazione, talenti di fantasia e ingegnosità personali per risolvere problemi impossibili. Mai confidare nella folla (buona solo a ostacolare).  In realtà la paralisi più grave per colui che evangelizza è proprio la mancanza di entusiasmo, il talento negato ai paralizzati nella fede, abbandonati alla loro pigra superficialità sotto il comodo paravento di un affidamento al Signore… “che tanto sa Lui come provvedere". E invece… “Date voi stessi loro da mangiare”. Noi stessi... Bella idea quella del tetto!... Dio non si aspetta altro da ciascuno di noi che questo vibrante interessamento per tutti quei fratelli che agonizzano, spesso inconsapevoli, come svuotati perfino dal rimorso, tra le pieghe di una grigia religiosità abitudinaria e priva di ogni slancio o vibrazione feconda (folle a parte...).

Renato Pernice, 11 dicembre 2017

lunedì 20 novembre 2017

GLOBALIZZAZIONE: RADICE PERVERSA




Nulla da aggiungere alla Lettura Biblica di oggi (primo libro dei Maccabei): chiaro come il sole è infatti ciò che accade oggi come ieri sulle nostre strade. Basta solo aprire gli occhi per vedere…
“In quei giorni, uscì una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco, che era stato ostaggio a Roma, e cominciò a regnare nell’anno centotrentasette del regno dei Greci. 
In quei giorni uscirono da Israele uomini scellerati, che persuasero molti dicendo: «Andiamo e facciamo alleanza con le nazioni che ci stanno attorno, perché, da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali». Parve buono ai loro occhi questo ragionamento. Quindi alcuni del popolo presero l’iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà d’introdurre le istituzioni delle nazioni. Costruirono un ginnasio a Gerusalemme secondo le usanze delle nazioni, cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza. Si unirono alle nazioni e si vendettero per fare il male. Poi il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re. Anche molti Israeliti accettarono il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato. 
Nell’anno centoquarantacinque, il quindici di Chisleu, il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione. Anche nelle vicine città di Giuda eressero altari e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se presso qualcuno veniva trovato il libro dell’alleanza e se qualcuno obbediva alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. 
Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi impuri e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa alleanza, e per questo appunto morirono. Grandissima fu l’ira sopra Israele”. (1Mac 1,10-15.41-43.54-57 62-64)

Renato Pernice, 20 novembre 2017

sabato 7 ottobre 2017

LIBERAZIONE INTERIORE




Oggi il Signore suggerisce al mio cuore tre parole: “pazienza”, “accoglienza”, “abbandono”. Posso considerarle “alla giusta distanza” e intravvederne il senso profondo, ciò che veramente conta: distacco emotivo dalle innumerevoli “voci” che distraggono il cammino spirituale, tuffandomi talora in angosce e perplessità.
In fondo Egli mi ha sempre parlato con la stessa Voce dandomi lo stesso suggerimento che da giovane equivocavo per malinteso.
Ora posso però vedere più chiaro: non è infatti la mia giovanile arroganza narcisistica ed intellettuale a motivare questo nuovo “distacco” ma è il Padre stesso che mi prende per mano e, con tanta umiltà, indica ai miei passi la “Via dell’Agnello”.
Il Suo distacco dal mondo non suppone indifferenza e d’altra parte neppure superiorità come di chi guarda dall’alto gli umani affanni e li deride. Si tratta qui piuttosto di paziente “de-cisione”, fondata su una Fede così incrollabile da non lasciarsi trascinare mai da nulla di emotivamente umano o dai mutevoli eventi della Storia capaci perfino, per “libero arbitrio” di ostacolare i miracoli.
Pianse per Lazzaro ma lo salvò per la Gloria del Padre, non per se stesso.
Parlò ai potenti del suo tempo ma non per correggerne la politica… “Date a Cesare quel che è di Cesare” - disse - ma di Pilato cercò fino all’ultimo di salvare l’anima, così cara a se stesso e al Padre.
Oggi la “commedia umana” continua per il suo verso e perfino stragi ad alluvioni non sono che un impercettibile “soffio d’eterno” sul minuscolo terzo pianeta che orbita attorno ad una misconosciuta nana gialla ai margini dell’Universo.
E il Suo Corpo?… “Che si compia la Sua Volontà”, a Gloria del Padre!…
E quelli intorno?… Guardavano attoniti la notte repentinamente scesa sulla Terra e i morti e il velo del tempio… Attoniti perché non sapevano che tutta quella angoscia era solo la conseguenza del non saper distinguere tra la Verità dell’Uomo e l’apparenza di una scena virtuale che passa…
Davvero, e ben oltre ogni misura, non avevano nemmeno la più pallida idea di che cosa in realtà stesse accadendo o essi stessi stessero facendo pensando di fare qualcosa.
Io però non sono “più” di loro. Anzi, basta che perda “l’attimo benedetto” di questo “silenzio interiore” (unica cosa “vera” nel cosmo immaginario dei film che mi giro), basta che mi smarrisca inseguendo una falsa percezione di me o dell’altro ed ecco… Scomparso il mio sole e di nuovo quella indomabile tempesta interiore…
Troppo repentini per me i “passaggi” dai detestati quanto inevitabili clamori mondani all’agognato “deserto” e spesso il fastidioso permanere di quell’eco caparbia che ostacola il sereno discernimento: basta ancora davvero troppo poco perché l’angoscia ritorni…
Ma Egli non si stanca di cercare e sempre mi trova purchè solo incontri la Sua Voce appena un’alito della mia impercettibile preghiera.
Ancora lunga la via della pazienza e dell’ascolto. Comprendo però con chiarezza che per “riconnettermi” più intensamente con Lui  non c’è altra via.
Ho bisogno dunque di più lunghi periodi di isolamento: di “ascoltarLo nel mio cuore” (come recita un bellissimo canto), “faccia a Faccia in silenzio” per attraversare anche io il mio tempo con quella fidente e quieta benignità cui nulla importa davvero, se non stringere più forte la Sua Mano.

Renato Pernice, 7 ottobre 2017

sabato 16 settembre 2017

SOLO IN DIO L'AMORE FRATERNO


Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me (Mt 10,37)

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati (Gv 15,12)

L’Amore viene da Dio non dai fratelli. L’amore fraterno e solo umano che non è fondato su Dio spesso viene distrutto dalla fluidità degli eventi (non a caso Gesù stesso alle “nozze di Cana” stabilisce il fondamento del matrimonio e di ogni rapporto umano tramutando l’acqua in vino). Basta guardarsi oggi intorno. Il fratello è molto, troppo spesso distrazione o tormento per il fratello.

Gesù viene a glorificare il Padre (che è Amore) non a farsi trascinare come una canna dal vento emozionale o dalle tempeste solari e magnetiche che ci attraversano.

Le due Parole non sono in contraddizione come potrebbe sembrare superficialmente ma si integrano in quel “come” che non va scambiato con l’Opera pur meritevole per tanti versi delle ambulanze della Misericordia, né col sorriso ebete e perenne quanto ipocritamente assente stampato sui volti “umani” quanto piuttosto interpretato secondo la vera e unica missione di Gesù: esaltare l’Amore del Padre e il Padre stesso come Amore.

Egli ci ha amati per Amore del Padre (Si compia! Sia fatta la Tua Volontà…). Senza questo Amore il suo lato umano non avrebbe retto (“perché mi hai abbandonato?”).

Se avesse amato l’uomo più del Padre… Allora… Poveri noi!… Ce ne accorgiamo ogni volta che qualcuno ci porta fuori strada senza che noi gli diciamo chiaro e tondo: “Mi sei di ostacolo, vattene Satana!”.

Ecco la differenza. Noi ci lasciamo trascinare di qui e di là per totale incomprensione di quel “come” immaginando che il vero amore sia accogliere il fratello nella sua interezza e per virtù della psichiatria e contorsioni dialettiche il cui unico risultato è disorientare noi stessi fino al punto di comprendere così bene l’errore del fratello da farci noi stessi peccato. Sì veramente ci inchiodiamo da soli con la segreta presunzione (la stessa dei flagellanti medievali che pur deprechiamo…) di essere noi il Cristo.

Non è dunque mai dal fratello che viene la salvezza nè dal mio sorriso che si fa complice per buona pace sognando che sia Pace (con la P maiuscola) ma solo dalla Preghiera che mi consente di guardare a Gesù senza un attimo di interruzione così come Gesù guardava al Padre e a glorificarLo per mezzo dei fratelli cui prima di tutto insegnava giustificandoli e curandoli solo in ragione della loro fede (cioè della sintonia con Se Stesso e il Padre - ecco ancora quel “come”…).

Questo, e cioè insegnare sono chiamato a fare anche io in un mondo che ha smarrito bussola e buonsenso perché ha confuso Lui con una solidale e del tutto umana complicità.

Solo così potrò essere anche io Misericordia e magari azzardarmi a guidare qualche ambulanza senza smarrirmi per le contorte vie di una città caratterizzata purtroppo da dura, durissima, implacabile cervice fraterna.

Renato Pernice - 16 settembre 2017