domenica 19 giugno 2016

ASCOLTA…















Meditazione su Mc. 12,29

Risuona nella mia mente il 1° Comandamento che è anche la ragione del mio essere qui, ora: “Ascolta, Israele!…” (Mc. 12,29).
Mi emoziona l'essenza, la forza, la profondità di questa “sola” Parola che include, in qualche modo, Dio stesso, la sua Paternità, il suo affettuoso relazionarsi con me (se applico la “Piccola Pedagogia” di padre Ignacio Larrañaga, “io stesso” infatti sono quell’Israele cui la Parola è rivolta) e, di riflesso, il dono dell'amore generoso che potrebbe riversarsi sui fratelli mediante tante relazioni interpersonali.
Considero infatti che il resto di quei versetti non è altro che un'estensione, un chiarimento ulteriore di quanto già contenuto nel semplice verbo.
Vivo in questo intenso momento una relazione di “verità interiore” e luminosa (oltre ogni ondivaga suggestione dell’”ego”) che solo nel silenzio si rivela.
Dio parla “a me” che sono creatura: con questa “sola” Parola mi invita ad aprirmi all’Amore. Nell’invito stesso è Lui “presente” e si rivolge a me con perentoria amabilità per liberarmi dalla “sordità” indotta da una folla di abitudini, circostanze, persone, e rumori che affollano e deturpano il mio quotidiano.
Mi sottrae alle dimensioni dell’”Ego” per ricondurmi alle radici dell’”Io”…
Quanti uccelli volano nel cielo e non si rendono conto del cielo!… Quanti pesci nuotano nell'acqua inconsapevoli del mare!…
“Ascolta!…”. E mi sorprende lo stupore di un’ improvvisa consapevolezza che ogni volta mi sfugge e riconquisto a fatica o non riesco a trattenere.
“Ascolta!…”. Il suo Amore contiene anche un’esortazione: “ob-audio”, obbedisci, metti in pratica…
E con questo, la via maestra per “restare” ogni giorno nel suo Amore è già tracciata…
In effetti “trattengo” il suo Amore oltre che nella preghiera silenziosa, ogni volta che “faccio”, che “opero” in modo che esso si riversi nei miei gesti quotidiani verso i fratelli. Curiosamente più “dono”, e più “trattengo”.
Se l'acqua del mare è donazione, il donarsi reciproco non è che Dio stesso, Vita che si lascia mangiare, Eucaristia che tutti ci rende figli nel Figlio…
Serve leggere il resto del passo evangelico? “Amerai l’Amore come te stesso e così il prossimo tuo”…
Alla luce di queste considerazioni, non sembra più neanche un “Comandamento”, nè regola, nè legge, ma semplice “descrizione”, direi quasi scientifica o enciclopedica della ragione di vita di ogni essere umano… Quasi come un DNA o un progetto tracciato all’origine da mani sapienti, in definitiva, “identità” biologica e spirituale del mio stesso “Io”.
Si potrebbe “paradossalmente” (perché in ben altro modo è stato purtroppo vissuto questo concetto nella storia dell'uomo) chiamarlo “istinto di sopravvivenza” contro cui, chissà perché, spesso anche io, in dispregio di me stesso, finisco non di rado per remare contro…
Quando ciò accade non è di sopravvivenza dell’Io che si parla ma di quella di un “Ego” prepotente, superbo quanto dissennato e perennemente travagliato dall’oscura consapevolezza di un sentrsi quasi sempre fuori ruolo…
A meno di momenti come questo, in cui posso ritirarmi in solitudine per “essere”, pregare e, sorpreso come da un’improvvisa poesia, ascoltare lo stupore del mare… in me stesso…

Renato Pernice - 19 giugno 2016