lunedì 21 settembre 2015

SE LO RINNEGHIAMO...



2Tm. 2, 12-13

“…se lo rinneghiamo, anch`egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso”.

Se mi allontano da Dio è perché non voglio esserci. Egli non mi costringe perché non rinnega se stesso. In un certo senso, direi che mi condanno da solo o per scelta o per inconsapevolezza.
Quest'ultima appare meno grave: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno" - recita infatti il passo evangelico.
In tal senso il giudizio è imponderabile ai nostri occhi perché spesso neppure noi sappiamo cosa abbiamo in fondo al cuore e... figuriamoci gli altri ("non giudicate...").
Fondamento di salvezza resta dunque un ascolto sempre vigile (le “dieci vergini”) che si manifesta nella meditazione assidua della Parola e nella Preghiera intesa come "incontro profondo che trasforma i comportamenti quotidiani e dona Pace".
Questo ascolto si oppone alle voci mondane (non siete "del" mondo...) determinando un "ambiente" spirituale nel quale possiamo "respirare" aria sana ed è fonte, come ogni autentico sguardo su se stessi, di sincero pentimento.
Il resto è Grazia che sempre perdona chi a Lui ritorna con tutto il cuore. 

Renato Pernice - 21 Settembre 2015

BUONI O... "BUONISTI" ?


Imitare il Maestro non è mai stato semplice. Talora infatti ci chiediamo: “Che farebbe al mio posto?". La risposta è però spesso vaga ed imprecisa. Basta l'intenzione... Ma nel pregevole tentativo di fare “come” Lui rischiamo spesso di cadere nella tentazione opposta che poi è sempre la peggiore: voler fare "meglio" di Lui.
Proprio come Satana, leggiamo il Suo Vangelo "a pezzettoni", per come conviene alla nostra personale filosofia del vivere, dimenticando per esempio che Egli fu sì "perdono" ma anche "ardente Amore" che, come in ogni sana famiglia, si fa ammonimento (talora fino all’insulto come avviene per i farisei o i venditori nel Tempio o lo stesso Pietro) proprio… per salvare!
Da buoni diventiamo "buonisti" e così indulgenti da "lasciar fare": abbiamo già smarrito la Via.
Se intendiamo quell' “amarsi gli uni gli altri” senza che emerga anche giudizio e fraterna correzione per i nostri come per gli altrui errori (pur non trascurando di togliere anzitempo la trave che ci appanna…), il nostro "non essere del mondo" non servirà mai alla sua redenzione. 
Sarà piuttosto come vagare in un Paradiso personale e quasi del tutto presunto, lasciandosi perfino crocifiggere anche quando non ve ne sarebbero né condizioni, né necessità alcuna (se non quella di rassicurare artificiosamente noi stessi) senza aver prima lottato e sopratutto senza un progetto (Lui aveva al contrario il Disegno più grande…), senza uno scopo, con l'impressione di affidarci a Lui mentre è più spesso al Caos e al disimpegno che amiamo abbandonarci...

Renato Pernice - 21 Settembre 2015